domenica 30 dicembre 2012

Gli sequestrano il furgone per la figlia disabile

Non paga una rata del leasing, ma è in causa da anni con l’Asl per danni milionari
Usava il furgone aziendale per portare in ospedale  la figlioletta di 4 anni,  gravemente malata per complicazioni durante il parto,  ma negli ultimi tempi non era riuscito a pagare le rate del leasing a causa della crisi. Così un piccolo imprenditore bergamasco è stato denunciato per appropriazione indebita e lunedì il mezzo, un Mercedes Vito, gli è stato ritirato e posto sotto sequestro. Il tutto mentre da anni attende giustizia e non ha ancora visto un euro di risarcimento per quel grave episodio di malasanità che ha costretto la moglie a lasciare il lavoro per accudire la figlioletta cerebrolesa.  Protagonista della vicenda
èDavide Gavazzeni (nella foto), 36 anni,  bergamasco come la moglie Benedetta,  da anni  residente in provincia di Rovigo, la cui storia è raccontata dal quotidiano Il Gazzettino di Rovigo.  Davide è  un posatore di tetti in legno che si trova al centro di una vicenda per certi versi inverosimile. «Siamo in causa da quattro anni con l’Uls 18 senza aver visto alcun risultato, mentre la Procura in poche settimane mi ha portato via il mezzo che era indispensabile per trasportare la bambina e andare al lavoro. Ora prendo l’autobus per recarmi in farmacia, ma se la piccola sta male, come la porto all’ospedale?».

Tutto accade dal 3 dicembre 2008. Quel giorno la signora Gavazzeni, 32enne, diabetica, è all’ospedale  di Rovigo  per partorire al termine della gravidanza. «La signora doveva fare il taglio cesareo che era già programmato – ha dichiarato sul Gazzettino l’avvocato Mario Cicchetti di Rieti che assiste la coppia -. Invece i medici prima di praticarlo attesero che il travaglio si protraesse per ben dieci ore». Così Eleonora nasce affetta da tetraparesi spastica e ipovedente e inizia il calvario per la bambina e i genitori che denunciano tutto ai carabinieri di Fiesso Umbertiano i quali iniziano a investigare coordinati dal sostituto procuratore Stefano Longhi.

Finiscono indagate 12 persone, tra medici, ostetriche e infermiere del reparto del Santa Maria della Misericordia. Ma secondo il perito della Procura, la bolognese Elke Otto, le scelte dei sanitari furono “condivisibili” e non furono eseguite manovre sbagliate tali da compromettere il nascituro. Così a fine 2010 Longhi chiede l’archiviazione. La famiglia si oppone. «Ci troviamo in questa situazione – disse la madre sconsolata – per colpa dei medici». Nel marzo 2011 il gip Carlo Negri respinge l’archiviazione e chiede al Pm approfondimenti che si concretizzano in una nuova consulenza effettuata da tre professori universitari. Le conclusioni sono opposte. Così, nei giorni scorsi il sostituto Longhi conclude l’indagine: restano indagate per lesioni personali gravissime colpose le ginecologhe Dina Paola Cisotto e Cristina Dibello per le quali a breve verrà disposto la citazione diretta a giudizio, mentre si profila l’archiviazione per le altre dieci persone.

Ma la famiglia Gavazzeni tarda a vedere giustizia. «Nonostante un cinquantina di lettere inviate l’Ulss 19 non ha mai fatto una proposta di risarcimento o di anticipo delle spese sostenute, idem le assicurazioni nonostante siano evidente cause e responsabilità anche dopo una perizia sulla bimba effettuata Trieste - afferma l’avvocato  Cicchetti -, mentre la Regione, a differenza di molte altre, nega i soldi per far sottoporre Eleonora a cure specialistiche negli Usa, a Miami. Cure efficaci se effettuate entro i 5-6 anni di vita. Eppoi, la legge è garantista con gli indagati e non con le persone offese ai quali non risponde, il sistema sanitario non fa la sua parte».

Ed ora il sequestro disposto dal sostituto procuratore Fabrizio Suriano nella causa in cui è difeso dall’avvocato Anna Osti di Rovigo. «Una cosa assurda - dice Davide Gavazzeni -. Non abbiamo assistenza a domicilio e ora non ho il mezzo per trasportare la bambina. Ci aiutano solo gli avvocati Mario Cicchetti e Anna Osti, l’Unione ciechi e il Comune per il pullmino che però paghiamo. Ma Eleonora ha bisogno ai apparecchiature particolari e servono tanti soldi. Speriamo che la Giustizia faccia rapidamente la sua parte, così come l’Ulss e l’assicurazione».

                  

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