sabato 9 marzo 2013

«Traditi dalla Helios»: se il solare è un incubo


«Cosa vuole che le dica, si presentavano bene». Migliaia di impianti installati, una storia iniziata nel '98, pubblicità a tappeto in tutta Italia, una sponsorizzazione anche in Superbike. Insomma, la ditta toscana Helios, sede a Grosseto e distaccamento a Calcinato chiuso un anno fa, sembrava
avere le carte in regola per consegnare impianti fotovoltaici ad aziende e privati.Un lavoro liscio come l'olio, in teoria. La pratica racconta invece di clienti che ancora attendono di vedersi allacciare pannelli e inverter alla rete elettrica, di altri che si sono stufati di aspettare invano ed hanno fatto finire i lavori ad altre ditte, di caparre pagate senza che gli impianti venissero montati. Difficile quantificare i casi nel Bresciano, un ex responsabile della filiale di Calcinato parla di decine di contratti non rispettati. «Una cinquantina», dice P.T., uno di quelli che con la Helios è rimasto scottato in senso inverso. Della decina di lavoratori che operavano in provincia, tra impiegati, installatori e commerciali, alcuni avanzano pretese su pagamenti arretrati. «Mi devono 7mila euro», prosegue. Una situazione che riguarda anche i fornitori, imbufaliti per opere e materiali non pagati.I problemi dell'azienda toscana sono sbarcati sul web, su Facebook è stato formato un gruppo dal nome «Helios impianti: clienti delusi, fornitori impagati, lavoratori ko». Le vittime si scambiano consigli, valutazioni legali e informazioni sulla salute dell'azienda. Che non è florida. Un mese fa Il Tirreno scriveva che i responsabili, con in testa il presidente Edoardo Calderone, hanno chiesto il concordato preventivo. Non solo, nei giorni scorsi la guardia di finanza ha fatto una serie di accertamenti nella ditta, anche per approfondire un'eventuale distrazione di beni a favore di una società intestata alla moglie del presidente.Il padre di Calderone, Franco, ha preso in mano le sorti della Helios e ora garantisce ai clienti che gli impianti verranno completati. Tra i beffati bresciani c'è scetticismo. Un imprenditore, stanco di sentirsi preso in giro, ha impedito ai montatori dell'azienda di intervenire sul tetto del suo capannone, appaltando ad un'altra società la fine di lavori costati 700mila euro. Un privato, invece, aspetta dal giugno 2012 l'allacciamento alla rete elettrica: «Ho fatto scrivere una lettera dall'avvocato, ma è stata ignorata - commenta sconsolato -. E pensare che l'impianto mi sembrava una bella idea».

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