giovedì 7 marzo 2013

Violenza sulle donne, al Civile un caso al giorno

Lacrime di dolore. E di rabbia. Scivolano, disordinate, sul volto delle donne che giungono al Pronto soccorso dell'Ospedale Civile. Una media di una al giorno, vittima della cultura della violenza che fa credere agli uomini di poter infierire contro le loro mogli, le loro compagne, le loro collaboratrici. Molte cercano di trattenerle. Ma i segni lasciati sul corpo non si possono
nascondere. E quelli nell'animo si possono celare con fatica.Basta un'accoglienza adeguata da parte degli infermieri e dei medici per dare alle vittime la forza di parlare, di denunciare. Di fidarsi di chi sta loro di fronte ed iniziare a pensare concretamente che dall'inferno è possibile uscire.Sono 616 i casi registrati nel biennio 2010-2011 al Pronto soccorso del Civile. I dati ufficiosi per il 2012 parlano di altri trecento circa. Età media delle vittime: 34.8 anni.Un fenomeno che non accenna ad arrestarsi ed è giornalmente foriero di lacrime, dolore, rabbia. Molta, la rabbia, per aver subito oltraggio ed umiliazione nel corpo e nell'animo, spesso dal padre dei propri figli. Da colui che è stato scelto come compagno di un'intera vita e al quale si è dato amore e fiducia. Sono le donne che giungono al Pronto soccorso del Civile. Sul loro volto, spesso rigato dalle lacrime, con gli occhi sbarrati per la paura e i segni della violenza difficili da nascondere, si alternano sentimenti di dolore e di rabbia. Il tentativo di minimizzare quello che è accaduto viene fortunatamente vanificato dalla capacità di accogliere dei molti professionisti presenti al Pronto soccorso che sanno leggere, in quella classica frase «sono caduta dalle scale», l'angoscia profonda di chi crede di essere solo.Ma al Civile, così come in tutti gli altri ospedali bresciani in cui sia presente un pronto soccorso, è stato messo a punto un protocollo per accogliere le donne vittime di violenza. Il Dipartimento di Emergenza ed Accettazione del Civile opera in collaborazione con ginecologi, medici legali ed infettivologi e vede la stretta collaborazione dell'Asl per la presa in carico continuativa delle donne sul territorio, assicurata dai consultori famigliari che forniscono supporto psicologico e sociale.«L'ambito di intervento riguarda l'accoglienza in pronto soccorso, le modalità della visita congiunta ginecologo medico-legale per evitare che la donna debba ripetere per due volte il racconto della violenza, la raccolta delle prove, la gestione del rischio di malattie sessualmente trasmesse con controlli fino a sei mesi dall'episodio» spiega Maria Grazia Fontana, dirigente medico del Pronto soccorso e responsabile per il Civile del protocollo di accoglienza delle donne vittime di violenza.Dei 616 casi registrati nel biennio, 354 erano donne italiane e 262 straniere. Del totale, 379 sono state vittime di percosse, 160 di maltrattamento che si è ripetuto nel tempo, 53 di violenza sessuale, 20 di violenza sessuale e percosse, due di tentato omicidio e due di tentata violenza. Ancora, il 6,6% ha subito violenza con armi e l'1.3% violenza di gruppo. Il 6.4% è stata ricoverata a causa della gravità delle lesioni subite. Un vero e proprio bollettino di guerra che illustra quanto il crimine «di genere» sia molto diffuso e che no accenni a placarsi malgrado la comunità internazionale lo consideri una vera e propria violazione fondamentale dei diritti umani.

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