domenica 27 ottobre 2013

ACCOLTELLA LA CONVIVENTE, IL BARISTA SI PENTE: "PERDONAMI, PENSIAMO A NOSTRA FIGLIA"

MACERATA - Mauro Monachesi, appena scarcerato, chiede perdono alla compagna per averla accoltellata. «Mi dispiace di aver provocato quella ferita a Samuela - dice il barista di Castelfidardo - la l'ho fatto solo per
difendermi. Mentre litigavamo, lei all'improvviso mi si è avventata contro con un paio di forbici e mi ha colpito a una mano. Ho ferito la madre di mia figlia e questo mi addolora. Non era mai successo e non ho mai avuto intenzione di ucciderla. In questo momento l'unica cosa che voglio è riabbracciare la nostra bambina, la cosa più importante che abbiamo. Dobbiamo pensare solo a lei».Un racconto disarmante ma genuino dalla sua prospettiva, quello che Mauro Monachesi, 36 anni, ricostruisce all'indomani della scarcerazione assistito dai suoi legali Gabriele Cofanelli e Maurizio Ballarini. Ha timori fondati. La relazione delle assistenti sociali sarà determinante per il Tribunale dei Minori se chiamato decidere sul destino della piccola, ora accudita dai nonni materni.L'aggressione è avvenuta a casa della coppia, a Castelfidardo, poco prima della mezzanotte di mercoledì. Al culmine di una lite con la compagna 40enne, Samuela P., il barman le ha sferrato 2 coltellate profonde sul braccio svegliando la bimba. Non voleva più assumere ansiolitici e la donna glielo sconsigliava. «Se avessi voluto ammazzarla avrei mirato al cuore, alla gola non all'avambraccio -aggiunge l'uomo -. E non avrei telefonato al 118 subito dopo, dichiarando le mie generalità. Sono rimasto a casa con lei, ho aspettato l'arrivo dei soccorsi e non ho opposto resistenza ai carabinieri».Nel frattempo Samuela tira un sospiro di sollievo grazie agli ultimi sviluppi giudiziari. Ieri mattina il giudice Valentina Rascioni ha accolto la richiesta dell'avvocato Linda Cavalieri di rinforzare le misure cautelare per Monachesi. Il convivente della tatuatrice non potrà nemmeno avvicinarsi all'ospedale di Torrette dov'è attualmente ricoverata la donna, né all'abitazione dei genitori della donna così come alla scuola frequentata dalla bimba.fonte:leggo.it

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