Dall'inizio del 2013 sono state 32 le persone che hanno trovato nel suicidio l'unica soluzione ai propri problemi economici. Sono piccoli imprenditori, dipendenti col terrore di perdere il lavoro o disperati per averlo perso già, pensionati senza la speranza di arrivare a fine mese e disoccupati. Sono soprattutto uomini sopra i 50 anni, incapaci di continuare a vivere con quello per cui fino al giorno prima avevano lottato.Da gennaio a marzo, secondo i dati di LinkLab, i suicidi sono aumentati del 39 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2012. Le loro storie attraversano l'Italia. C'è Nunzio Canizzo, imprenditore nel settore dei rifiuti a Gela. Ufficialmente è morto per infarto, ma i suoi concittadini e in primis il parroco che ne ha celebrato i funerali sono convinti che la sua scomparsa a 49 anni sia in realtà un atto di condanna nei confronti dello Stato, che lo ha abbandonato dopo la denuncia a 11 mafiosi, poi dichiarati colpevoli, che gli aveva fatto attorno terra bruciata. «Andrebbero presi tutti a calci nel sedere, andrebbero messi a digiuno, presi a bastonate, fino a quando non si decidono ad approvare delle leggi per il bene del Paese che sta affondando». A parlare è il parroco Enzo Romano, che non ha risparmiato parole durissime nella sua omelia funebre per Canizzo.Un imprenditore di Ferrara ha lasciato scritto alla famiglia, prima di uccidersi: «Senza lavoro non c'è speranza, senza speranza non c'è voglia di vivere». A Faenza il cinese Zhou Zhaowu si è dato fuoco davanti all'azienda di abbigliamento di Germano Zama: da mesi non gli venivano pagati i prodotti consegnati, perché intanto l'azienda non riusciva a riscuotere i crediti da imprese ormai sparite a causa della crisi.«Accanto alle agevolazioni esistenti per le imprese in crisi, occorre ampliare l'aiuto ai titolari di piccole attività», chiedono i portavoce di Comitas, l'associazione delle microimprese italiane. Come? «Attraverso moratorie, congelamenti, rateazioni e sospensioni dei debiti». fonte:leggo.it
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