sabato 29 giugno 2013

UCCISA E MESSA NEL FREEZER, FERMATO IL COMPAGNO DI SILVIA CARAMAZZA

BOLOGNA - A due giorni dal ritrovamento del corpo di Silvia Caramazza, la 39enne bolognese uccisa e rinvenuta in un congelatore nella sua camera da letto, è stato fermato in Sardegna il compagno Giulio Caria, 34 anni. A carico dell'uomo, il Pm di Bologna Maria Gabriella Tavano aveva emesso un
provvedimento di fermo per le ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il fermo è stato eseguito dai Carabinieri: Caria, originario di Berchidda, piccolo comune della provincia di Olbia-Tempio, è stato rintracciato in zona, nella campagne di Padru, altro piccolo comune adiacente. Alla sua individuazione le forze dell'ordine sono arrivate anche con la collaborazione della squadra Mobile di Sassari. Le indagini condotte dalla Mobile di Bologna, infatti, avevano permesso di capire che Caria si era rifugiato nella sua terra d'origine. E a Padru è stata notata la Yaris grigia che usava Silvia, con la quale Caria ha raggiunto l'isola. Il mezzo è stato trovato poco distante da dove poi l'uomo verso le 13 è stato fermato. Caria non ha opposto resistenza, ma ha mostrato meraviglia per il provvedimento di fermo. Silvia Caramazza, ragazza della Bologna bene, figlia di un noto ginecologo (entrambi i genitori non ci sono più), sarebbe stata colpita da un corpo contundente alla fronte, dove c'era una ferita profonda, forse più di una volta. Poi il cadavere nascosto nel freezer. Il conferimento per l'autopsia è in programma martedì mattina. La polizia l'altro ieri aveva sfondato la porta della casa di Viale Aldini dopo che amici e parenti si erano insospettiti. Da giorni non rispondeva al telefono. Arrivavano sms, ma i suoi messaggi sembravano, a chi le voleva bene, non scritti da lei. Però a mettere in allerta gli inquirenti era stato il fatto che il compagno aveva fornito due volte versioni lacunose e contraddittorie su dove fosse Silvia. E di lui (che ha precedenti di polizia per stalking ma non nei confronti di Silvia Caramazza) si erano perse le tracce da qualche giorno. Nei racconti di Caria agli inquirenti c'erano state incongruenze. Il 19 giugno, quando un'amica di Silvia aveva denunciato la sua scomparsa, era stato contattato telefonicamente dalla polizia. Aveva sostenuto di essere a Catania con la donna. Ma, aveva aggiunto, lei non poteva rispondere al telefono. Aveva anche fornito l'indirizzo di dove alloggiavano, ma la polizia lì non ha trovato nessuno. Giorni dopo, il 25, l'uomo era stato sentito dalla polizia di Bologna. Questa volta aveva raccontato che aveva visto Silvia per l'ultima volta il 16 giugno, e che poi lei «era partita per la Grecia». «Costui fino ad ora ha detto solo menzogne - ha commentato il fermo l'avvocato Fabio Pancaldi, che assiste i familiari di Silvia Caramazza - Non abbiamo ancora la prova processuale che abbia ucciso Silvia. Speriamo che quando sarà davanti al gip dirà la verità su quel che è successo». Proprio da quello che dirà Caria gli inquirenti sperano di ottenere una serie di dettagli sulla dinamica dei fatti e sul movente, che potrebbe essere legato all'intenzione di lei di troncare il rapporto.fonte:leggo.it

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