Per il settore manifatturiero metalmeccanico, il 2013 in Lombardia si configura ancora come un anno di gravi difficoltà sul fronte del lavoro e dell'occupazione e dell'attività produttiva. A lanciare l'allarme è la Fim Lombardia, che ha inviato una richiesta d'incontro urgente
al presidente della Regione, Roberto Maroni, e agli assessori al Lavoro e alle Attività produttive, Valentina Aprea e Mario Melazzini, per sollecitare l'apertura di un confronto sulla difficilissima situazione del settore manifatturiero metalmeccanico. «Gli effetti della crisi nel settore metalmeccanico si stanno aggravando sempre più - afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia -, con il peggioramento della situazione economica e industriale, con il calo marcato degli ordinativi, la sospensione dei programmi di investimento da parte delle aziende, e il drastico allentamento delle aspettative». Stando alle previsioni, infatti, la produzione industriale calerà del 3,4%, quella delle aziende artigiane del 5,5%. Il 53% delle aziende, sia industriali che artigiane, si aspetta una contrazione della produzione, mentre imprese con aspettative stabili saranno rispettivamente il 13% e il 18%. «È necessario avviare al più presto un confronto permanente nella sede istituzionale regionale – prosegue Alberta – sulle politiche industriali e le scelte di sostegno all'occupazione e al settore, con il contributo attivo di tutti gli attori coinvolti». Il settore metalmeccanico ha un'importanza strategica nella Regione: vale il 44% degli occupati, il 45% del valore aggiunto dell'intero comparto manifatturiero lombardo, il 35% dell'interscambio commerciale. «La crisi esaspera maggiormente la competizione industriale e tecnologica e mette in rilievo le debolezze preesistenti del nostro sistema – sottolinea il segretario generale della Fim lombarda - caratterizzate dall'inadeguatezza delle politiche di specializzazione e dei fattori, oltre che dalla insufficienza delle politiche di sistema. Occorre quindi accentuare le azioni di sostegno».
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