venerdì 15 febbraio 2013

Collier per gli stipendi, fedi per le bollette


C'è l'imprenditore che mette in vendita il collier regalato alla moglie quando gli affari andavano a gonfie vele, perchè ora non riesce a pagare gli operai; c'è l'anziana costretta a liberarsi della fede nuziale del marito perché la pensione non basta a pagare le bollette; e c'è persino il ragazzino, convinto di poter intascare denaro facile
dalla vendita di monili sottratti in casa.Chi varca la soglia di uno dei tanti negozi compro oro, cresciuti negli ultimi anni in modo esponenziale anche nella nostra provincia, lo fa nella maggior parte dei casi per necessità, quando non addirittura per disperazione. «Fino a qualche anno fa ci occupavamo quasi solo di riparazioni - raccontano i proprietari della Bottega dell'oro di via dei Mille -. Oggi la gente cerca invece di liberarsi di ciò che ha per fare moneta».In vendita si mettono pochi grammi per volta per incassare contante (la legge lo consente fino a 999 euro), molto più ambìto rispetto ad un assegno, dato che le banche non ne consentirebbero nemmeno la riscossione a chi ha conti in rosso. Ma anche se la quotazione dell'oro, che cambia ogni giorno, dovrebbe decidere ogni compravendita, il denaro che si può ricavare in cambio di una catenina può variare sensibilmente da un punto vendita ad un altro. Non tanto per il peso dell'oro, che se rilevato su una bilancia vidimata dall'ufficio registro della Camera di Commercio, salvo raggiri truffaldini, è incontrovertibile. Quanto più per la stima dei monili. «Per non sbagliare sarebbe opportuno che le pietre, preziose e non, venissero smontate e stimate a parte» spiegano alla Bottega dell'oro, ma sulla bilancia della maggior parte dei negozi finisce tutto, e al peso totale si sottraggono in maniera del tutto arbitraria i grammi presunti di ciò che oro non è, con un arrotondamento che finisce per favorire i compro oro.Per scoprire cosa accade a Brescia siamo entrati in un negozio di via Milano con l'intenzione di vendere alcuni vecchi gioielli. 32 grammi il peso complessivo, ma la commessa avverte: «Devo sottrarre un grammo per le pietre incastonate negli orecchini». 31 grammi di oro quindi, che, moltiplicati per 25,1 euro al grammo, si traducono nell'offerta di 776 euro in contanti. Gli stessi gioielli sul piatto della bilancia di un altro compro oro, distante poco più di un chilometro, pesano 31,5 grammi, ma le pietre incidono sul totale, secondo la commessa, per almeno 1,8 grammi. La quotazione dell'oro nel secondo negozio è di 22,5 euro al grammo e la cifra che proposta in caso di vendita è di 660 euro.Nello stesso giorno, nella stessa città, vendendo gli stessi gioielli, c'è dunque una differenza di 116 euro che merita attenzione.Nessuna irregolarità invece sulla procedura da seguire in caso la trattativa vada a buon fine. «Per vendere occorre un documento d'identità - fanno notare tutti- per procedere alla registrazione su un libro da presentare alla Questura in caso di accertamenti». Prima di procedere alla fusione al banco metalli, infatti, i gioielli devono rimanere in negozio a disposizione dell'Ufficiale Giudiziario per almeno dieci giorni. Per ottenere la licenza da compro oro, invece basta qualche modulo ed una fedina penale pulita. Requisiti che con l'aggravarsi della crisi hanno portato all'apertura di molti negozi, in odore di affare, benché oggi la loro sopravvivenza sembri in pericolo.«La gente ha venduto ormai tutto, approfittando anche del periodo in cui il prezzo dell'oro era schizzato in alto. Adesso - racconta un orefice di via Garibaldi - c'è chi tenta di fare cassa anche con l'argento, ma francamente non ritiro gioielli per pochi centesimi». Per intascare somme consistenti bisogna infatti venderne chili, anche se sul registro del negozio di via dei Mille compare un cestino d'argento, venduto dal proprietario in cambio di 136 euro. Probabile sintomo di una crisi che ancora attanaglia anche la nostra città, anche se sarebbe più confortante credere che chi lo teneva in bella mostra in salotto si fosse semplicemente stancato di pulirlo.fonte:giornaledibrescia.it

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