martedì 19 febbraio 2013

Il Demanio tiene in scacco le ex caserme

Maggio 2010, il countdown era iniziato: con la stesura del decreto attuativo - si era detto - entro pochi mesi i beni statali saranno «consegnati» a Comuni, Province e Regioni. Prime fra tutte le ex caserme dismesse. Lo Stato non aveva dubbi: «Entro fine anno passeranno nella piena disponibilità degli enti». A meno che le Amministrazioni non rinunciassero
all'acquisizione.Febbraio 2013: tanto la ex caserma Papa di via Franchi, quanto la Goito di via Callegari e la Randaccio di via Lupi di Toscana sono ancora «indisponibili». In pratica: proprietà statale. Cosa è successo? Il countdown è sì iniziato, ma nel passaggio chiave (quello che dall'elenco stilato dal Ministero doveva lasciare il passo alla cessione vera e propria) si è inceppato. Né il Comune né la Provincia hanno infatti «rinunciato» all'acquisizione degli immobili. Tanto che i diversi progetti di recupero sono stati pensati, discussi, presentati e passati dal tavolo di lavoro di Commissioni e Consiglio comunale. Ma la cosiddetta «sdemanializzazione» non c'è stata.Il Federalismo demaniale si è in pratica arenato a mezza via. Mettendo in stand-by anche l'unico intervento cittadino esecutivo: i lavori in corso all'interno della ex caserma Ottaviani, l'unica che Roma aveva ceduto, nel 2007, a privati, ma il cui futuro si è legato a doppio filo a quello di un'altra caserma: la Randaccio. Perché? Perché oltre a residenziale e terziario, l'edificio dovrebbe ospitare alcuni degli uffici della Prefettura. In particolare, ad occupare 5.096 metri quadrati dei complessivi 56mila dovrebbero essere - appunto - quelli sinora ospitati proprio nella Randaccio (è questo il caso, ad esempio, dello Sportello immigrazione), come pure quelli che trovano casa nelle sedi di piazza Vittoria, via Bertolotti e via Cipro, al momento soggette a canone d'affitto. Questo sulla scia del progetto di recupero, approntato dalla Loggia e non ancora finanziato dal Ministero, che prevede per la caserma Randaccio un futuro a campus universitario. Di qui l'effetto domino: bloccati i fondi ministeriali legati al disegno, bloccata la cessione della caserma di via Lupi di Toscana, bloccati i lavori alla ex Ottaviani.Sorte analoga è toccata alla caserma Papa di via Franchi, al centro - proprio nel 2010 - di una vera e propria contesa tra Loggia e Broletto: per il Comune «un bene prezioso a cui non rinunciare»; per la Provincia lo spazio idoneo per l'agognata Sede unica. Da sempre considerata «indispensabile per lo Stato» e quindi non disponibile per il Comune è invece la caserma Goito. Che però, ironia della sorte, è l'unica ad essere veramente impiegata e ad offrire un servizio alla città: al suo interno è stato infatti allestito il prezioso parcheggio pubblico. Che la Loggia paga al Ministero 200mila euro l'anno. fonte:giornaledibrescia.it

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