giovedì 2 maggio 2013

Il lavoro che non c'è, voci dalla crisi


Il mercato del lavoro ormai perde pezzi su tutti i fronti. A marzo la crisi occupazionale colpisce anche le donne, che finora avevano resistito: in un solo mese l'Istat conta 70 mila donne in meno al lavoro. Il bilancio complessivo, includendo anche gli uomini, parla di 248 mila posti persi in un
anno.Intanto la recessione non molla la presa sui giovani e tra gli under 25 il tasso di disoccupazione è al 38,4%, vicino ai massimi storici. Basti pensare che in Europa fanno peggio dell'Italia solo Grecia e Spagna.Insomma ancora una volta le stime dell'Istat parlano di una situazione critica che non mostra spiragli di luce. Anche il tasso di disoccupazione, fermo all'11,5%, lo stesso livello di febbraio, non può essere interpretato positivamente. Con tutta probabilità l'esercito dei senza lavoro, già a quota 2 milioni 950 mila, non cresce a marzo solo perché aumenta la sfiducia.Tanti disoccupati si trasformano statisticamente in scoraggiati. Persone che non cercano più un impiego perché ritengono impossibile essere assunti. Etichette diverse per un disagio lavorativo che resta invariato, se non acuito.Tornando alla caduta dell'occupazione femminile, si tratta di un fenomeno che segna lo scemare dell'effetto provocato dalla stretta sulle pensioni. Fino ad oggi il bacino delle lavoratrici non aveva subito attacchi solo grazie alla permanenza a lavoro delle ultracinquantenni.Ma adesso anche questo tampone è saltato. E non solo. Sempre tra le donne, l'Istat rileva un aumento dell'inattività a confronto con febbraio. L'avanzata di coloro che né hanno un lavoro, né lo cercano è dovuta esclusivamente alla componente femminile (+69 mila). Non mancano di sicuro storie di casalinghe che avevano deciso di riversarsi sul mercato per portare qualche soldo in casa. Ma qualcosa poi non ha funzionato. La loro offerta non ha incontrato alcuna domanda e la frustrazione ha fatto poi il resto, riportandole nella zona grigia dell'inattività. Oltre alle donne i più penalizzati restano i giovani, tra i 15-24enni ne risultano disoccupati ben 635 mila (il 10,5% dei loro coetanei).E in occasione del primo maggio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invia un messaggio un cui sottolinea: «Purtroppo, oggi, c'è da pensare anche al lavoro che non c'è, al lavoro cercato inutilmente, al lavoro a rischio e precario». «Questa è la nuova grande questione sociale del nostro tempo e abbiamo il dovere politico e morale di concentrarci su questi problemi», chiede deciso il presidente al nuovo esecutivo.fonte:giornaledibrescia.it

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