mercoledì 23 gennaio 2013

I 220mila che vivono con meno di mille euro

Comuni sospesi tra crisi, tagli del welfare e bisogni dei lavoratori in pensione: 351mila pensioni distribuite tra città e provincia, famiglie che ricevono un vitalizio Inps che viaggia su una media di retribuzione di 851,33 euro al mese.Una media, questa, che la dice lunga sulla situazione generale, visto che (come riportato nella tabella in alto, fonte: rapporto annuale Inps, Regione Lombardia,
anno 2011) guardando il dato locale, scorporato, emerge come 110.349 assegni mensili Inps siano erogati per una somma inferiore ai 500 euro. Assegni che potrebbero però essere cumulabili con altri trattamenti pensionistici, come la reversibilità, tenendo conto che i dati nazionali parlano di un 21% di titolari di due pensioni. A questi, si aggiungono poi altri 103.440 trattamenti collocati in una fascia che varia dai 500 ai 999 euro mensili.«Insieme, queste cifre rappresentano già il 72% delle erogazioni Inps sul totale bresciano» sottolineano, nella sede Spi Cgil di via Folonari, i segretari delle tre sigle provinciali (Ernesto Cadenelli, Spi Cgil, Alfonso Rossini, Fnp Cisl e Giovanni Belletti, Uilp Uil), mentre presentano il bilancio della contrattazione sociale con i Comuni realizzata nel 2012. Ed è sulla realtà oggettiva dei dati che si innestano i risultati del lavoro dei sindacati. «Un negoziato difensivo - dice Ernesto Cadenelli - che nasce con l'obiettivo di non arretrare sui servizi alla persona. A livello sociale, sanitario e assistenziale, ci sono accordi con 116 Comuni del Bresciano rispetto ai 151 di nostra competenza» (Valle Camonica e Iseo sono territorio sindacale a parte).Tuttavia il dramma possibile, rilevato dai segretari, è lì, dietro l'angolo della crisi: «Le risorse sono state ridimensionate o azzerate. All'aumento delle tasse locali non corrisponde la progressività. E così si colpiscono i redditi bassi». Gli anziani rappresentano l'anello più fragile, «anche un euro di aumento, in questa situazione, può segnare la differenza. E la partita si gioca sul territorio». In che modo? «Reperendo risorse anche attraverso la lotta all'evasione fiscale e con la diminuizione dei costi, mediante gestioni associate dei servizi, la progressività sulle tassazioni locali, tariffe agevolate, la domiciliarietà dell'assistenza». «Ci sono stati alcuni risultati buoni e altri meno - ricorda Alfonso Rossini -. C'è chi evoca scelte di autonomia («il sindaco sono io e rispondo ai bisogni dei cittadini») o chi non dialoga affatto con noi, come il Comune di Montichiari. Oppure ancora chi si confronta, con buoni risultati». È questo, secondo Rossini, il caso del Comune di Lumezzane o dei sei comuni della Valtenesi, «che hanno trovato un buon accordo globale», come pure è accaduto a Pontoglio.E Brescia? «Il capoluogo è un capitolo a parte - è la risposta corale -. Pensiamo alla vicenda del bonus anziani e alla lunga battaglia che ne è conseguita, grazie alla quale, alla fine, si è ottenuto almeno un risultato parziale nonostante le risorse promesse sembravano finite. Serve attenzione sociale, l'emergenza c'è e in molti casi sconfina nella povertà».

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