mercoledì 16 gennaio 2013

Dettori, il Consiglio delle donne: meglio dire qualcosa agli uomini

Continuano le polemiche dopo le parole del procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, che in un'intervista a L'Eco aveva invitato le donne a non uscire di casa da sole di sera. Il Consiglio delle donne: «Sarebbe stato meglio consigliare qualcosa agli uomini». Ecco l'email inviata in redazione.«Nella prima pagina de "L'Eco di Bergamo" di martedì 15 gennaio, è stato pubblicato un articolo dal
titolo "Sono pentito, è stato un raptus", che ha come sottotitolo "Confessa l'accusato per la violenza sessuale. Parla il procuratore: le donne si devono tutelare". Non entriamo nel merito del fatto successo, ma nelle frasi a Lei attribuite: "Le donne sono l'anello debole di una società in cui è parzialmente ancora inculcata l'assurda mentalità della femmina come oggetto del possesso" e consiglia "Lo dico con tutto il rammarico, ma sarebbe bene che di sera non uscissero da sole"». «È vero, la donna è l'anello debole, ma di una società che, per secoli e ancora oggi, ha voluto e vuole considerarla un oggetto a disposizione o comunque una persona che , più debole fisicamente e spesso economicamente, può essere dominata e sottomessa, con la forza, con il ricatto, con la soggezione psicologica. Questa società deve fare ancora molto perché venga finalmente cambiato il modo di vedere, conoscere, vivere le donne». «È quella parte del mondo maschile che ha bisogno di confermare la propria supremazia, della quale non è intimamente più convinto ma alla quale non rinuncia, che non vuole rimettersi in discussione in prima persona ed accettare un'idea di "parità", a partire dal proprio linguaggio, dal proprio modo di agire. Prima ancora delle leggi, per un cambiamento culturale, servono educazione e rispetto, valori che dovrebbero essere insegnati e vissuti a partire dai luoghi familiari, dalla scuola e dai luoghi di lavoro». «Non è con il suggerimento, rivolto alle donne, di uscire la sera accompagnate ( che sinceramente ci appare come un consiglio fuori dal tempo o legato ad altre culture, ben distanti dalla nostra, ancora radicalmente maschiliste) che si risolve il problema della violenza». «Perché invece non rivolgere un consiglio agli uomini? Donne e uomini devono avere tutti l'opportunità di vivere liberi e sereni e di potersi muovere in città, in tutte le ore del giorno e della notte, con tranquillità ed agio. Sta alle istituzioni ( dalla famiglia, alle amministrazioni pubbliche, alle forze dell'ordine, alle religioni), costruire e mantenere una comunità sicura ed accogliente. Il riconoscere la "sconfitta" è già una presa d'atto: da Lei, nel Suo ruolo, ci aspettiamo, un passo deciso e coraggioso verso un cambiamento di mentalità». Consiglio delle Donne del Comune di BergamoLa Presidente Luisa Pecce Sullo scottante argomento si sono espresse anche le donne del Centro antiviolenza di Bergamo e Treviglio. Ecco il loro intervento nel quale si sottolineano la disperazione e il coraggio delle donne vittime di violenza sessuale.«Con la forza del nostro essere donna e del lavoro quotidiano che con le colleghe, a Bergamo a Treviglio in tutto i l territorio nazionale, nei Centri Antiviolenza, negli Sportelli Donna, facciamo, volendo assolutamente comprendere il senso delle parole del procuratore della Repubblica, siamo a testimoniare quanto segue. Le donne, quelle che con tanta fatica si rivolgono a ai Centri Antiviolenza per chiedere aiuto, quelle che nelle loro case vengono uccise da uomini violenti, quelle che nonostante tutto continuano a vivere esistenze violate, non rappresentano l'anello debole della nostra società». «Sono donne intrappolate da una relazione violenta, ma sono donne coraggiose e capaci di sopportazioni inaudite. Gli stupri atti aberranti, riescono a scuotere le nostre coscienze , riescono a mobilitare interi quartieri , ma cosa dire degli stupri che noi operatori incontriamo quotidianamente nelle situazioni di maltrattamento alle donne?» «Di solito noi operatori cambiamo le parole, li chiamiamo "rapporti sessuali violenti", agiti dal convivente o dal marito. Vi garantiamo, sono veri e propri stupri, sono offese alla dignità della persona, sono insulto ai diritti più elementari dell'uomo e della donna, con una sola differenza, non vengono perpetrati in strada. Sono la quotidianità per chi ha come compagno un uomo predatore, e nelle situazioni di maltrattamento spesso non si denuncia lo stupro, non si denuncia la violenza sessuale». «Non è mancanza di coraggio, a volte è testimonianza di forza, molte donne ci hanno riferito che  la loro intimità è la cosa più importante che possiedono e il loro corpo è così violato da non sentire che disperazione».

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