sabato 5 gennaio 2013

Il vero uomo forte del Pakistan



Il generale Ashfaq Parvez Kayani, capo delle forze armate pachistane, dev’essere stato il primo a capire che si era salvato per un pelo. Il 20 settembre la cena ufficiale per la sospensione del Ramadan, il digiuno islamico, avrebbe dovuto tenersi all’hotel Marriott di Islamabad. Gli invitati erano il primo ministro, Raza Gilani, il nuovo capo dello stato, Asif Ali Zardari, e le alte sfere militari. Poi c’è stato un repentino cambio di programma "che ha evitato la catastrofe", secondo il ministro degli Interni Rehman Malik. I generali e i politici hanno cenato nella residenza del premier a poche centinaia di metri dal Marriott. Erano a tavola quando un camion, imbottito con 600 chili di esplosivo,
ha scatenato l’inferno nell’albergo a cinque stelle (53 morti e 266 feriti).Il generale Kayani, vero uomo forte del Pakistan, è il nemico numero uno dei terroristi. Accanito fumatore e giocatore di golf, 56 anni, ha appreso l’arte militare nelle accademie Usa. Con Cia e Fbi ha catturato Abu Faraj al-Libbi, numero tre di Al Qaeda. Nel 2004 l’allora uomo forte del Pakistan, Pervez Musharraf, lo nominò a capo dell’Isi, il potente servizio segreto. Lo scorso novembre ha sostituito Musharraf al vertice delle forze armate e gestito con abilità la transizione, tenendo i militari fuori dagli scontri politici.Su Kayani puntano gli americani, anche se nelle ultime settimane è in atto un pericoloso braccio di ferro con Washington. La Casa Bianca ha emesso una direttiva segreta che permette ai corpi speciali operazioni antiterrorismo nelle aree tribali fra Pakistan e Afghanistan senza il consenso di Islamabad. Il debole governo pachistano avrebbe chiuso un occhio, ma Kayani è insorto. Con un comunicato ha ribadito che "la sovranità e l’integrità territoriale del paese saranno difese a tutti i costi". Militari pachistani avrebbero già sparato a elicotteri americani che avevano passato il confine a caccia di terroristi e talebani.Non a caso, tre giorni prima dell’attentato al Marriott, il capo degli stati maggiori americani, l’ammiraglio Mike Mullen, era volato a Islamabad per incontrare Kayani. La visita era stata il seguito della riunione che doveva rimanere segreta del 27 agosto a bordo della portaerei Abraham Lincoln nell’Oceano Indiano. Da una parte Mullen e il generale David Petraeus, reduce dall’Iraq, dall’altra Kayani. Si era parlato non solo di terrorismo, ma dell’imminente elezione di Zardari a capo dello Stato. Il nuovo presidente, soprannominato "Mister 10 per cento" per storie di mazzette, è il vedovo di Benazir Bhutto, l’ex premier uccisa in un attentato lo scorso dicembre.In Pakistan il capo dello Stato ha l’ultima parola sull’arsenale nucleare. E con Zardari gli americani nutrono timori per la stessa stabilità del paese. Kayani è visto come il tutore del presidente. A fine anni Ottanta era il vicesegretario militare di Benazir Bhutto, al suo primo incarico a capo del governo (precedente grazie al quale conosce tutti i maneggi di Zardari). E l’anno scorso era stato scelto dall’allora presidente Musharraf per mediare il rientro in patria di Bhutto e del marito. L’ex generale Talat Massod, ora analista politico, sostiene che "se Kayani tenta di promuovere la democrazia e ne diventa protettore, il Pakistan ha una possibilità di farcela". Ecco perché molti pensano che l’uomo forte con le stellette può diventare il futuro leader del paese.
fonte:panorama.itfonte:panorama.it

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