venerdì 11 gennaio 2013

Nuovo redditometro: al setaccio 100 voci di spesa

Sembra un quiz, in realtà non si vince nulla. Neppure se si risponde correttamente ai cento quesiti posti dal Fisco. Dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta, il nuovo redditometro diventa a tutti gli effetti lo strumento principale con il quale l'Agenzia delle Entrate porterà avanti la lotta al «nero».Da marzo, attraverso questa nuova «lente» l'amministrazione finanziaria analizzerà i redditi di buona parte degli italiani, a partire da quelli dichiarati con i modelli Unico e 730 del 2010. Il redditometro esaminerà cento voci di spesa e contemporaneamente terrà in considerazione, undici tipologie di famiglie italiane e cinque macroaree geografiche del Paese. Per capirci meglio, il redditometro incrocerà tutti questi diversi fattori per stabilire se la dichiarazione dei redditi
presentata da un contribuente è attendibile oppure no.È possibile «anticipare» le mosse del Fisco con un'auto-valutazione. Sul sito dell'Agenzia delle Entrate è infatti disponibile il Redditest, un software che consente a ciascun contribuente di inserire i vari dati sulle spese effettuate nel corso dell'anno e verificare se questi sono coerenti il reddito dichiarato. Non sempre, però, i risultati del Redditest sono gli stessi che poi si otterranno con il redditometro. E il motivo è facilmente riscontrabile analizzando i due diversi meccanismi di controllo.Il redditometro parte dalle spese sostenute nel corso dell'anno, definite «elemento indicativo di capacità contributiva». Quelle cioè che le 18 banche dati del Fisco (la cosiddetta Anagrafe Tributaria) sono in grado di recuperare senza scomodare il contribuente. Il risultato viene però confrontato, e qui sta la sostanziale differenza tra il redditometro e il Redditest, con il paniere Istat. Ossia con la spesa media calcolata nell'indagine annuale sui consumi, parametrata su undici tipologie di famiglie (single o coppie, con o senza figli, sotto i 35 anni, over 65 o nel mezzo), a loro volta rapportate al territorio (le famose cinque macroaree: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole). Se la spesa dichiarata è inferiore al dato Istat, il Fisco prende comunque come parametro il valore maggiore. E se la media Istat non esiste per una determinata voce di spesa, si ricorre ad «analisi o studi socio-economici». Il paniere delle spese che finirà sotto la lente del Fisco è vastissimo e copre praticamente qualsiasi tipo di acquisto. Sono infatti undici le categorie di spesa catalogate nel redditometro e ricoprono sostanzialmente tutti i possibili ambiti merceologici: si va dalla spesa per gli alimentari a quella dei giocattoli, dalle scommesse online al cavallo, dall'assicurazione per l'auto alla retta per l'asilo nido, dai detersivi alle spese per taxi. Passando per gioielli, pay-tv, abbonamento del bus, pasti fuori casa, bollette elettriche o il rimessaggio per la barca. E così nel capitolo «casa» accanto a mutuo o affitto, acqua e condominio, si trova anche il compenso all'agente immobiliare. Chiaramente, non saranno prese in considerazione solo le spese del contribuente, ma anche quelle del coniuge e di tutti i familiari a suo carico.Sia chiaro: non tutti gli italiani saranno soggetti al redditometro. Da quest'anno però l'Agenzia della Entrate deciderà quali tipologie di contribuenti esaminare e se tra queste verrà rilevato un soggetto che presenta un'incongruenza tra quanto dichiarato e quanto si ritiene che lo stesso contribuente abbia speso, si metterà automaticamente in moto il redditometro. In primis verrà quindi verificato che questa fatidica discordanza, in eccesso o in difetto, tra il valore dei redditi percepiti e il totale delle spese sostenute sia di almeno venti punti percentuali. Dopo di che, il Fisco potrà decidere se chiedere al contribuente di fornire ulteriori informazioni. Il cittadino potrà ad esempio rilevare eventuali errori di estrapolazione dei dati dall'Anagrafe Tributaria, mentre per quanto riguarda le spese per le quali risulta sotto le medie dell'Istat, dovrà spiegarne la ragione. Se queste giustificazioni non convinceranno gli uomini del Fisco, si aprirà un «contraddittorio da accertamento con adesione». E a questo punto, se ufficio e contribuente troveranno un accordo, il contenzioso si chiuderà con il versamento delle maggiori imposte e delle sanzioni ridotte a un terzo del minimo. Se non viene trovato un accordo, l'amministrazione emetterà un nuovo atto di accertamento, impugnabile solo davanti alla Commissione tributaria. FONTE:GIORNALEDIBRESCIA.IT

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