sabato 12 gennaio 2013

Tagli alle pensioni d'invalidità: adesso è rivolta

Una vergogna. Così è stata definita dagli invalidi civili e dalle loro famiglie la circolare dell’Inps che, di fatto, azzera la pensione di 258 euro mensili per gli invalidi civili totali. Tema che verrà discusso lunedì pomeriggio nella sede del ministero del Lavoro con il ministro Elsa Fornero. La Cgil nazionale chiederà alla Fornero «l’immediato ritiro della circolare». Un’iniziativa condivisa da tutto il sindacato e dalle associazioni che tutelano i diritti delle persone disabili.A Brescia dapprima lo sconcerto delle segreterie dei
pensionati Cgil, Cisl e Uil di Brescia. Poi, della sezione provinciale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili. E, soprattutto, delle migliaia di persone (la stima fa riferimento a seimila casi) «angosciate» per un provvedimento entrato in vigore il primo gennaio. E che prevede, per gli invalidi civili al 100%, il versamento della pensione basandosi sul reddito coniugale e non più personale. Con un piccolo particolare: nella tabella «M» allegata alla circolare il limite massimo di reddito personale considerato lo scorso anno era di 15.627,22. Il limite massimo del reddito coniugale per il 2013 è pari a 16.127,30. Uno scherzo? Non pare.La decisione dell’Inps è amministrativa e si basa su una sentenza della Corte di Cassazione del 2011 (sezione lavoro del 25 febbraio 2011, numero 4.677). «Un atto gravissimo: l’Inps si sostituisce al Parlamento, assume decisioni politiche, incidendo sulla vita delle persone revocando pensioni di 270 euro al mese», il commento della Federazione Italiana per il superamento dell’handicap. «Abbiamo chiesto l’intervento di tutte le forze politiche, inviando loro una dettagliata relazione per un intervento sull’Inps per porre rimedio ad una iniziativa che travolge la categoria dei più poveri - sottolinea Livio Righetto, presidente provinciale bresciano dell’Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili -. Riteniamo che il provvedimento sia palesemente discriminante nei confronti di persone riconosciute dalle commissioniu sanitarie totalmente inabili per invalidità fisiche o psichiche e che, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, hanno bisogno di assistenza continua».Ma nella circolare Inps del 28 dicembre c’è anche un’altra «sorpresa», che si aggiunge a quella che potrebbe comportare la revoca della prestazione a molti invalidi totali e non autosufficienti, con pesanti conseguenze in situazioni che sono già di estrema fragilità.Tra le questioni aperte - come ricordano i sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil di Brescia - «la cancellazione del diritto delle donne alla pensione di vecchiaia con quindici anni di contributi, anche volontari, maturati entro il 1992, diritto previsto da specifiche norme, mai abrogate. Improvvisamente, 15 e più anni di contributi non valgono più niente, con effetti drammatici sulle persone che hanno cessato di lavorare ormai da tempo».Ma non basta. Nella stessa circolare, si prevede il prolungamento dell’età per richiedere l’assegno sociale che passa dal compimento del 65esimo anno di vita al 65esimo con l’aggiunta di tre mesi. Dunque, l’assegno sociale verrà corrisposto tre mesi dopo.

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